giovedì 27 novembre 2014

La necessaria strafottenza di Guglielmo IX d'Aquitania. Volume 1.

Preambolo.
Voi vi dovete mettere in testa che la filologia romanza è importante. Ci aiuta a capire quando, come e dove hanno avuto inizio le letterature e le lingue delle varietà neolatine (e spesso la risposta è "non lo sappiamo"), aiuta i laureati in lettere ad aggiungere inutili CFU alla loro già di per se inutile laurea, aiuta i cinquantenni novelli leoni da tastiera a gravare di maggiore imbarazzo le vite della propria prole sui vari social network, grazie ai loro mai richiesti vaneggiamenti sull'esatto uso dell'apostrofo in forme come qual è. La filologia, inoltre, dà lavoro a tutti quelli troppo pigri per studiare letteratura tutta la vita, troppo pigri per studiare linguistica tutta la vita, e troppo pigri per svegliarsi al mattino prima delle 11. Perché la filologia non ti fa dormire.

In molti corsi di filologia romanza tenuti nelle italiche università, può capitare di parlare dei trovatori. Che sono stati l'unica cosa bella della filologia. I trovatori, nome deverbale derivante dal latino TROBAR ('comporre') < tropus, sono stati fichi per una serie di ragioni, di seguito elencate:
  1. Attorno all'anno 1100, furono i primi a produrre letteratura di un certo livello in una lingua volgare diretta discendente del latino, l'occitano (o provenzale). Ovviamente la cosa ai maledetti francesi non andava bene, e quindi oltre a copiare in senso letterario i cugini del sud decisero, con la consueta attitudine al dialogo di cui hanno sempre disposto, di inventarsi una crociata contro gli Albigesi e ridurre l'occitano al rango di dialetto.
  2. Furono i primi ad usare la rima come metodo sistematico di comporre liriche, raggiungendo livelli tecnici ed estetici elevatissimi per una lingua con così breve tradizione storica attestata. Attenzione: rima, non assonanza, non consonanza, non ehvabbèsuonaquasiuguale. Rima. Cioè che se non ci mettevi la rima fatta come Cristo comanda gli altri ti prendevano per culo a vita.
  3. Furono i primi a parlare dell'ambiente cortese e dell'amor cortese, ovvero di tutte quelle onorabili qualità che una donna deve avere (non darla) per aumentare il desiderio che si ha di ella, e quindi le di lei virtù. Ecco, diciamo che furono i primi a rendere mainstream quell'odiosa frase fatta che il vero piacere non è il piacere in quanto tale, ma l'attesa stessa del piacere. Campari ringrazia.
  4. Furono i primi dei quali si produsse un fottìo di letteratura, fra bibliografie generalmente inventate e raccolte di opere (per gli addetti ai lavori: canzonieri), che generalmente pesano più di chi le legge, sono prive degli orpelli d'oro di cui erano provviste appena vergate, sono scritte in piiiiiiiiiiiiiiiiiiiiccolo piccolo per le leggi sulla spending review dell'epoca e riportano poesie uguali completamente diverse fra loro. Sennò i filologi su che lavorerebbero.
  5. Furono i primi a produrre una letteratura, se si esclude la latina, talmente affascinante da far sì che l'occitano diventasse una vera e propria lingua letteraria pancontinentale. Attorno al 1100 chiunque voleva entrare nel mondo dello spettacolo doveva scrivere in occitano. Ora prendiamoci un minuto di silenzio per riflettere su cosa bisogna fare dopo mille anni di progresso per entrare nel mondo dello spettacolo.
  6. Furono i primi a inserire con una certa sistematicità porcate inenarrabili nelle loro opere, e le porcate più porcose furono descritte da clerici incazzatissimi coi nobiluomini che scrivevano porcate.
Visto il grande contributo che questi grand'uomini hanno dato alla società occidentale, e visto che il beota l'italiano medio ne è generalmente del tutto ignorante, due parole sui trovatori ve le dico io. Lo farò soprattutto per la gioia dei filologi, che non sono mai d'accordo fra loro quando devono decidere qual è la versione con le virgole giuste, figuriamoci leggere un pezzo come questo, pieno di roba liberamente interpretata. In barba alla pubblica gogna che mi aspetta, tuttavia, qui vi parlerò del più gajjardo di tutti: Guglielmo IX. In questo primo capitolo vi dirò perché è stato fico come uomo, nel successivo scopriremo perché è stato ancora più fico come scrittore.

La necessaria strafottenza di Guglielmo IX d'Aquitania.
Volume 1.
Guglielmo, VII conte di Poitiers e IX conte d'Aquitania, nasce il 22 ottobre 1071, figlio di due nobili che erano consanguinei. Tant'è che suo papà dovette spostarsi dalla Provenza (che è dove la nostra avventura ha luogo, che è la parte più a sud della Francia, che è dove stanno Montpellier e Nizza, che è da dove vengono l'Olimpique di Lione e il sapone di Marsiglia, CAPRA) a Roma per chiedere la legittimazione di matrimonio e prole, ricevendo come risposte due cristianissime "cor cazzo!" alla prima richiesta e "dunque c'hai un pacco di soldi? Vabbè va" alla seconda. Insomma, visto che all'epoca non esisteva ancora Forum, cercarono di mettersi d'accordo un po' alla buona onde evitare di scontentare gli antenati della Dalla Chiesa, già abbastanza umiliati dalla consapevolezza della futura esistenza di quest'ultima.
Ma torniamo a noi.

Guglielmo IX, in una foto HD dell'epoca

Insomma, Guglielmo nasce e cresce in un ambiente privilegiato, e giovanissimo si sposa con una, tale Ermengarda d'Angiò, che però risulta già risposata nel 1092. Primo divorzio, la Chiesa s'incazza. Nel 1094 Guglielmo (d'ora in avanti G.IX, vezzeggiato in Gixie (leggi "gixi")) si sposa con un'altra tizia, Felipa, ereditiera del regno di Tolosa, per ovvi motivi d'interesse. Va in Terra Santa ad ammazzar saladini, di ritorno da Gerusalemme cade in un'imboscata - perché aveva fatto incazzare anche i musulmani - ed è uno dei pochi a salvarsi, riuscendo a tornare a casa per miracolo. Appena tornato, nel 1098, unisce il suo esercito a quello del re d'Inghilterra. Perché? Direte voi. Ma per rompere le palle a quei schifosi mangiaranocchie dei francesi! Perché all'epoca la Provenza era una cosa, la Francia un'altra, e già all'epoca i francesi erano i più infami e antipatici d'Europa. E la Francia s'incazza.
A casa, visto che mo era disoccupato, combatte un po' con i tolosani (che aveva fatto incazzare perché voleva ciulargli le terre), un po' con i francesi, un po' coi provenzali e un po' con la Chiesa, giusto per mantenersi in forma. La Chiesa era un po' il suo avversario preferito, e infatti dopo averci provato e riprovato riesce, finalmente, a farsi scomunicare nel 1114. Prima scomunica, le Chiesa s'incazza un altro po'. Vi direi quanto fosse grave all'epoca per un nobile del suo calibro ricevere una scomunica, ma se lo sapete lo sapete, se non lo sapete non è che vi posso spiegare tutto io. Datevi una letta sull'argomento sul noto sito della morte della cultura, qualcosa ci capirete. Forse.

Insomma, a soli 43 anni c'aveva già una crociata alle spalle, due mogli, una scomunica, un sacco di terre, più potere del re di Francia e ancora tanto da dire.
Perché mica è finita qua.

La prima scomunica gli fu inferta poiché pare che per finanziare le sue campagne tolosane si fosse ripreso un po' di roba dalla Chiesa. Siamo nel 1114, e giusto perché la Chiesa non l'aveva ancora fatta incazzare abbastanza, durante la dichiarazione solenne Guglielmo minaccia di morte il vescovo Pedro spada alla mano, urlando davanti a tutti i prelati presenti che non lo faceva fuori solo perché non lo riteneva degno di andare in paradiso grazie alla sua mano. Qui la Chiesa effettivamente s'era abbastanza incazzata, e visto che com'era andata la prima scomunica non era stato carino, si decise di scomunicarlo nuovamente. 
Motivo della seconda fatwā risiede nel fatto che pare che il nostro eroe si intrallazzasse con la bella Aénor, viscontessa (impegnata) di Châtellerault che si faceva chiamare Dangerosa (Dangerosa! Si faceva chiamare Dangerosa!), e che doveva essere pure abbastanza gnocca visto che il nostro decise di farne ritrarre il volto sul suo scudo di battaglia, sostenendo che fosse degna di stare al suo lato nella lotta solo chi stava al suo lato fra le lenzuola. Anche qui ci sarebbe tutto il discorso sull'onore della sua famiglia e su quella della moglie, ma vale come per quello della scomunica. Sappiatelo o imparatevelo. Stavolta l'alto compito tocca a Girard, vescovo di Anguelma, cui Guglielmo, con profonda devozione fa osservare che: "Tu riuscirai a pettinarti prima che io a rinneghi la viscontessa". Inutile dire che il vescovo fosse completamente calvo.
Gixie, che non era uno che si legava le cose al dito, decise di chiudere la querelle, accettando la scomunica. Ah, e si riprese tutte le terre che i suoi antenati avevano donato alla Chiesa.

Fatto sta che quella poraccia della sua seconda moglie, la bella Felipa, disgustata dagli atteggiamenti del marito si ritira (diciamo pure che viene fatta ritirare) assieme alla figlia dei due nel convento di Fontervault. Qui chi ci trova? Zan zan zan zaaaaaan! Ermengalda, la prima moglie di Guglielmo, anche lei rinchiusa coattamente fatta ritirare ritiratasi a vita dinastica. A Fontervault non c'è una badessa, ma un badesso, Robert d'Arbrissel, il quale - si diceva - intrattenesse con le sue sottoposte (if you know what I mean) rapporti non propriamente dettati dalla purezza dello spirito santo. Guglielmo, che è uomo buono e di cuore, se ne risente, e propone pubblicamente di aprire un convento tutto suo, nel quale la badessa sarebbe stata la monaca più bella. Che gran burlone, il nostro Gixie!

Purtroppo le sue gran burle finiscono qui, perché Guglielmo muore nel 1126, a 55 anni, di ritorno da un'ennesima battaglia. Alla sua morte conta due mogli, due scomuniche ed un lascito che fa impallidire: sarà infatti nonno di quell'Eleonora d'Aquitania, una delle donne più intelligenti della storia, regina di Francia prima e d'Inghilterra poi, e madre di Riccardo cuor di leone.

Definito dai contemporanei il "nemico di tutto il pudore e la santità", era in realtà dotato di un temperamento scherzoso fuori dal comune, in grado di divertire chiunque gli fosse attorno. Fu questo suo carattere di sociale condivisione del divertimento che alimentò la sua vena artistica, che lascerà un'impronta fondamentale nella storia di questo continente, poiché Guglielmo fu il primo dei trovatori. Dotato di un potere in terra di cui pochi altri potevano godere all'epoca, il nostro conte visse la sua vita all'insegna dell'anarchia nei confronti delle istituzioni. Anzi, dell'Istituzione. Certo, non si può negare che fu agevolato dal suo stato sociale che gli permetteva una certa libertà di azione e parola, ma l'approccio del primo trovatore alle cose dei suoi tempi ha dell'incredibile, anche per uno del suo calibro. Rarissimi individui, per quanto se ne sappia, hanno osato tanto in termini di audacia, insofferenza alle conseguenze, lotta al potere costituito, sprezzo delle gerarchie. Guglielmo IX uomo è stato a suo modo un rivoluzionario, uno strafottente che ha aperto simbolicamente la strada ad un nuovo corso storico, quello del basso medioevo, che non era più proprio del latino e della Chiesa ma del volgare e dell'individuo. Strafottente, che è sinonimo di arrogante, sfacciato, insolente, una faccia da culo insomma. Tutti contrari di quel concetto di cui Guglielmo sarà, nei suoi scritti, il primo grandioso scrutatore: la cortesia.

Continua...


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